ROBERTO MAURI PSICOLOGO
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Pressione o incoraggiamento?

3/2/2016

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Niente di più normale che vedere genitori incitare i figli durante l’attività sportiva e commentarne le prestazioni, commenti che poi spesso si estendono ad arbitri, allenatori, altri ragazzi e relativi genitori. Possiamo facilmente immaginare o portare alla mente scene del genere, non sempre edificanti, specie per i ragazzi.
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I genitori, lo sappiamo, sono portati fatalmente a stravedere per i figli, dimenticando che quando il contesto è quello di una squadra l’allenatore deve tenere conto di molteplici fattori e situazioni. Non sempre, a questo riguardo genitori e figli vedono e vivono la partita allo stesso modo, con effetti dannosi (anche gravi) sulla prestazione dei figli.
I genitori ad esempio, diversamente dai figli, tendono a dare molto più importanza all’arbitro, mentre i piccoli giocatori spesso quasi non si accorgono della sua presenza, concentrati come sono sul gioco e nel dare attenzione alle indicazioni dell’allenatore.
Diversi studi segnalano, al proposito, come alla domanda su ciò che non andrebbe fatto durante la partita, mentre i genitori rispondono ‘dare indicazioni tecniche da bordo campo, i figli sottolineano quello di ‘non inveire contro l’arbitro’. La cosa interessante al proposito è che i figli-giocatori ritengono di subire un danno quando il genitore insulta l’arbitro, mentre i genitori non si rendono conto di quanto il figlio soffra le conseguenze di questo loro comportamento.
L’incoraggiamento dei genitori, non la loro pressione, è uno dei fattori più desiderabili in un contesto sportivo.
Per questo, è molto utile per l’allenatore trovare modo di incontrare i genitori e sottolineare quanto il loro incoraggiamento sia importante nel favorire non solo il divertimento ma l’espressione del talento sportivo nei figli.
Essendo difficile a volte per un genitore accettare certe scelte e situazioni nei riguardi del figlio, in questi frangenti deve emergere tutta la preparazione e pazienza dell’allenatore, consapevole di quanto sia importante trovare nei genitori una conferma ed un rinforzo rispetto a quanto egli propone.
Parlare ai genitori, senza far cadere nulla, ascoltarli e ribattere senza litigare, fare talvolta autocritica come pure ribadire con fermezza i punti chiave del proprio operare è fondamentale ed è uno degli aspetti che fa la differenza tra un buon allenatore ed uno mediocre.
L’interazione e la sinergia genitori-allenatori va dunque favorita e tenacemente perseguita, salvaguardando la chiarezza ed il rispetto dei ruoli, così da impattare positivamente lo crescita sportiva ed educativa dei piccoli giocatori.
Soprattutto, fate in modo di poter esprimere con gli allenatori o dirigenti di squadra le vostre aspettative come genitore. Spesso negli incontri ai genitori viene detto cosa l’allenatore o la società si aspetta da loro, ricordando quali sono le loro responsabilità. Raramente invece accade che un allenatore o un dirigente chieda ai genitori di esprimere quali aspettative hanno per il loro figlio/a bambino . Qualcuno si trincera dietro il fatto che, essendo il più delle volte gli allenatori dei volontari , non c'è quasi il tempo per questo genere di cose.  
Tuttavia  molti conflitti o incomprensioni si ridurrebbero , o sarebbero almeno più prevedibili, se ai genitori fosse data la possibilità di discutere ciò che essi  sperano che il loro bambino possa ottenere da quella attività sportiva a quel determinato livello.
Questo non significa che un allenatore o società sportiva sia sempre in grado di soddisfare esattamente quanto atteso, e nemmeno che  ciò  elimini ogni cattivo comportamento da parte dei genitori. Ci sarà sempre qualche genitori portato ad esprimersi sopra le righe, ed ogni occasione è buona. Ma più i genitori e gli allenatori creano le condizioni per chiarirsi tra loro all’inizio della stagione sportiva,  migliore sarà  l'esperienza sportiva per tutti. In particolare per il bambino, quello che, alla fine, deve e vuole giocare. 

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